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Ogni giorno, i sistemi di sicurezza fisica aziendale producono una quantità enorme di dati: accessi registrati, allarmi, immagini video, anomalie, movimenti nei siti, attivazioni di sensori.
Eppure, in molte organizzazioni, questi dati non vengono utilizzati, oppure rimangono confinati a livello operativo, ignorati dalla direzione.

La digitalizzazione della sicurezza offre oggi la possibilità di trasformare queste informazioni in indicatori di performance (KPI), veri e propri strumenti decisionali per manager, direzione generale e stakeholder.

In questo articolo vedremo quali dati sono davvero utili, come convertirli in KPI strategici e come usarli per misurare l’efficienza, la resilienza e la governance della sicurezza fisica.

 

Perché servono KPI anche nella sicurezza fisica

Spesso la sicurezza è percepita come un costo fisso, necessario ma difficile da misurare.
La mancanza di indicatori concreti genera tre problemi:

    1. Difficoltà a giustificare investimenti e innovazioni
    2. Complessità nel confrontare siti, fornitori o periodi diversi
    3. Assenza di controllo direzionale reale sulle performance

Rendere la sicurezza misurabile significa uscire dalla logica del “presidiamo perché si è sempre fatto così” e iniziare a ragionare in ottica di efficienza, rischio, impatto e valore.

 

Quali dati possono (e devono) essere monitorati

I moderni sistemi digitali – videosorveglianza intelligente, controllo accessi, PSIM, sensori IoT – permettono di raccogliere dati in modo automatico, continuo e strutturato.
Ecco le principali categorie:

  1. Accessi e presenze
    • Numero di accessi per sito, fascia oraria, profilo utente
    • Anomalie: accessi fuori orario, tentativi non autorizzati, badge sospetti
    • Tempo medio di permanenza in aree critiche
  1. Eventi e allarmi
    • Numero di eventi registrati (intrusione, fumo, apertura non autorizzata, ecc.)
    • % di falsi positivi rispetto al totale
    • Tempo medio di verifica e di risposta
  1. Videosorveglianza
    • Zone coperte vs zone cieche
    • Alert generati da AI (comportamenti sospetti, oggetti abbandonati, ecc.)
    • Interventi attivati a seguito di analisi video
  1. Stato dei sistemi e manutenzione
    • Dispositivi offline o malfunzionanti
    • Frequenza e durata dei down di sistema
    • Ticket di assistenza e tempi di risoluzione
  1. Indicatori economici
    • Costo per sito e per mq protetto
    • Costo per intervento reale vs totale presidiato
    • Incidenza della sicurezza sul costo operativo complessivo

 

Come trasformare i dati in KPI strategici

I dati raccolti devono essere aggregati, contestualizzati e interpretati, altrimenti restano numeri.
Ecco i passaggi per renderli utili per la direzione:

  1. Seleziona pochi KPI significativi

Non serve misurare tutto. Servono gli indicatori giusti.
Esempi:

    • Tempo medio di risposta a un allarme critico
    • % di accessi anomali sul totale
    • % di dispositivi sempre attivi
    • Numero di eventi risolti senza danni
    • Risparmio ottenuto grazie a ottimizzazioni (es. turni, automatismi, ecc.)
  1. Automatizza la raccolta e il reporting

Utilizza dashboard integrate (es. PSIM, BI tools, sistemi custom) che permettano di:

    • visualizzare i dati in tempo reale
    • generare report automatici per direzione, CDA, auditor
    • impostare soglie e alert predittivi
  1. Collega i KPI alla strategia aziendale

Non basta dire “abbiamo meno intrusioni”.
È più utile dire: “la riduzione degli eventi ha permesso di abbattere i costi assicurativi del 15%” oppure “abbiamo evitato 3 giorni di fermo produzione in 6 mesi”.

I KPI devono parlare la lingua della continuità operativa, del rischio, del ROI, del valore d’impresa.

 

A chi servono i KPI della sicurezza (e come usarli)

C-Level e Direzione Generale

    • Per valutare il livello di protezione reale dell’azienda
    • Per confrontare investimenti tra siti o divisioni
    • Per inserire la sicurezza nel piano strategico, ESG o di sostenibilità

Risk Management / Compliance

    • Per audit, certificazioni e conformità normativa
    • Per documentare le misure adottate in caso di sinistri o contenziosi
    • Per definire il profilo di rischio fisico nei modelli aziendali

Operations / Produzione

    • Per evitare blocchi, furti, interruzioni
    • Per analizzare la correlazione tra sicurezza e performance operativa

Facility e Security Manager

    • Per avere visibilità completa e oggettiva
    • Per allocare risorse in base a dati, non percezioni
    • Per proporre innovazioni basate su risultati, non solo urgenze

 

Conclusione

La digitalizzazione della sicurezza fisica non ha valore se i dati restano chiusi in un server.
La vera trasformazione avviene quando quei dati diventano strumenti per prendere decisioni.

Dalla protezione degli asset alla reputazione, dalla compliance alla riduzione dei costi: misurare la sicurezza significa valorizzarla.

Chi porta KPI alla direzione, porta leadership.

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