Le prime 72 ore dopo un incidente di sicurezza fisica determinano la differenza tra un evento critico “gestito” e una crisi che diventa costo strutturale (fermi produttivi, penali, reputazione). Questo articolo propone un protocollo operativo in tre fasi (0–4h, 4–24h, 24–72h), con checklist pratiche per Security, HR, HSE, IT/OT, Legal e Operations. Chiude con KPI per il Board, errori da evitare, modelli di comunicazione e un “kit” crisi essenziale. Per l’esecuzione, un partner unico in grado di coordinare tecnologia, procedure e presidio fisico riduce tempi, ambiguità e rischio residuo. In SSI questo si traduce in coordinatori dedicati, network indipendente e controllo SLA end-to-end.
Perché le prime 72 ore contano
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- Curva dei danni: i costi crescono in modo non lineare dopo le prime ore (fermi, straordinari, ripristini, clienti in attesa, premi assicurativi).
- Tracciabilità: prove e log si degradano velocemente; la catena di custodia va assicurata subito.
- Reputazione: il primo messaggio influenza narrativa interna ed esterna; silenzi o contraddizioni alimentano sfiducia.
Il modello operativo in 3 fasi
Fase 1 — 0–4 ore: mettere in sicurezza e stabilizzare
Obiettivo: proteggere persone e asset, contenere l’evento, preservare le evidenze.
Azioni chiave
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- People & site safety: evacuazione o confinamento; triage HSE; perimetro fisico e punti di controllo.
- Comando & controllo: attivare il Crisis Cell (Security lead, HSE, IT/OT, HR, Legal, Operations). Nomina di Incident Commander e sostituti.
- Prove & log: blocco sovrascrittura DVR/NVR; copia forense dei segmenti video rilevanti; sequestro temporaneo badge/log accessi; registro eventi time-stamped.
- Comunicazione flash (interna): messaggio breve a tutto il personale su stato, istruzioni e canali ufficiali; designare un unico portavoce.
- Autorità: valutare attivazione Forze dell’Ordine/VVF/118; informare l’assicurazione secondo polizza.
Output fase 1
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- Evento stabilizzato, perimetro sotto controllo, prime evidenze sigillate, chain of custody avviata, nota interna diffusa.
Fase 2 — 4–24 ore: contenere, valutare impatto, pianificare il ripristino
Obiettivo: capire cosa è accaduto, quanto ha colpito, quali funzioni sono critiche.
Azioni chiave
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- Assessment strutturato:
- Danno a persone/asset/impianti; compromissione linee produttive e servizi.
- Verifica varchi, percorsi, sensori, sistemi antintrusione e controlli accesso.
- Correlazione con IT/OT: badge vs login, anomalie di rete, eventuale correlazione fisico-cyber.
- Business impact: individuare processi prioritari (lista “A”) e dipendenze di supply chain.
- Piano 24h: scegliere le opzioni di contenimento e ripristino rapido (alternate site, turni speciali, scorte).
- Comunicazione mirata: informare management, capi area e clienti critici con fatti verificati e orizzonte di ripristino.
- Contrattualistica & insurance: aprire claim, verificare clausole SLA con fornitori, documentare spese vive.
- Assessment strutturato:
Output fase 2
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- Rapporto iniziale (“Situation Report”) con cause probabili, impatti, azioni decise, rischi residui, tempi stimati.
Fase 3 — 24–72 ore: ripristinare, comunicare, preparare il post-incident
Obiettivo: tornare in servizio in modo controllato e fissare il percorso di miglioramento.
Azioni chiave
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- Ripristino controllato: riapertura per fasi, hardening dei varchi critici, test funzionali (accessi, video, allarmi).
- Workforce: riassegnazioni temporanee, briefing obbligatorio su nuove procedure; supporto HR se l’evento coinvolge personale.
- Public & stakeholder comms: messaggi coerenti a clienti, partner, media e assicuratori; Q&A unificato.
- After Action Review (AAR): entro 72h raccogliere timeline, decisioni, problemi, lezioni apprese; definire remediation e owner.
- Governance: aggiornare piani di crisi, training e contratti (SLA/penali) in base a quanto emerso.
Output fase 3
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- Servizio ripristinato con controlli, piano di remediation, comunicazioni chiuse, materiali per audit e assicurazione.
Checklist pronta all’uso (da tenere in sala crisi)
Crisis Cell – ruoli minimi
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- Incident Commander (Security) – decisioni e priorità operative
- HSE – safety persone/impianti
- IT/OT – integrazione dati, correlazione eventi
- HR – workforce, comunicazioni interne, supporto
- Legal/Privacy – compliance, assicurazione, catena custodia
- Operations – continuità produttiva/supply chain
- Media/Comms – messaggi a stakeholder
Evidenze & log
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- Copia segmenti video e accessi badge
- Foto georeferenziate dei danni (timestamp)
- Registro decisioni (chi, cosa, quando, perché)
- Conservazione oggetti/prove in contenitori etichettati
Contatti critici
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- Forze dell’Ordine / VVF / 118 / Comune
- Assicurazione (sinistri, periti)
- Fornitori vitali (energia, vigilanza, manutenzione)
- Clienti “A” e partner logistici
Kit crisi essenziale
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- Planimetrie, liste varchi, numeri utili
- Credenziali di emergenza, chiavi master sigillate
- Torce, UPS portatili, radio o telefoni satellitari
- Moduli precompilati (incident report, inventory danni)
Tipologie di incidente e mosse specifiche
Intrusione/furto
Blocco varchi e percorsi di fuga; geofence ricostruito da video + badge; inventario rapido; coordinamento con Forze dell’Ordine; incremento presidio temporaneo.
Incendio/fumo
Post-evento: test aria/impianti; interdizione aree calde; verifica passaggi cavi e compartimentazioni; riallineamento sensori (ridurre falsi allarmi post-ripristino).
Sabotaggio interno
Team “need-to-know”; segregazione funzioni; confronto HR/Legal; mirror dei log per evitare contaminazioni; sospensione temporanea credenziali a rischio.
Blackout prolungato
Prioritizzazione carichi essenziali; controllo sistemi in riaccensione (sovracorrenti); sorveglianza fisica rafforzata su varchi e aree di pregio.
Evento climatico
Barriere mobili, pompe, protezioni perimetrali; ripristino per cluster di aree asciutte; percorsi alternativi per merci e personale.
Evento fisico + cyber
War-room congiunta; correlazione timeline; segmentazione d’emergenza di rete/aree; comunicazione integrata clienti e autorità.
Errori da evitare
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- Attese eccessive per “avere tutte le informazioni”: meglio decisioni iterative con dati parziali.
- Messaggi non coerenti tra HR, Operations e Legal.
- Sottovalutare l’insider threat nelle prime ipotesi.
- Non preservare i log video/badge nei primi minuti.
- Delegare a troppi fornitori senza un unico coordinamento: si allungano i tempi e aumenta l’attrito. Qui un interlocutore unico e un centro di acquisto semplificano e creano economie di scala.
KPI per misurare la gestione delle 72 ore
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- MTTA / MTTR crisi (tempo di attivazione / tempo di ripristino)
- % processi “A” salvaguardati entro 24/48/72h
- Integrità catena di custodia (audit positivo)
- Tasso di falsi allarmi pre/post interventi
- SLA di presidio/tecnologia durante l’evento (>96% target)
- Perdite evitate vs baseline (ALE), claim assicurativi riconosciuti
Come dovrebbe apparire un partner efficace
Un partner efficace porta in dote:
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- Catena del valore end-to-end (analisi del rischio, design, tecnologia, presidio, auditing) e unico interlocutore per esecuzione e reporting.
- Network indipendente dagli istituti di vigilanza (scelta “super partes” sito per sito, evitare lock-in).
- Coordinatori dedicati con gruppi di lavoro ristretti, ispezioni e controllo continuativo, SLA elevati e recupero di efficienza misurabile.
Conclusione
Una crisi non si “improvvisa”: si governa con procedure chiare, ruoli noti, prove preservate, comunicazioni univoche e un partner che accorcia i tempi. Le prime 72 ore sono il momento in cui la sicurezza fisica dimostra di essere un investimento: protezione delle persone, continuità dei processi, valore aziendale preservato.
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